09 dicembre 2005

Common Procurement Vocabulary (CPV)

Il Vocabolario comune per gli appalti pubblici (Common Procurement Vocabulary - CPV) è composto di un vocabolario principale, che ne costituisce la parte essenziale e definisce l'oggetto dell'appalto, nonché di un vocabolario supplementare che consente di introdurre dati qualitativi complementari. Il vocabolario principale si basa su una struttura gerarchica a cinque livelli, e il vocabolario supplementare comporta due livelli. A ciascun codice corrisponde una denominazione che descrive le forniture, i lavori o i servizi in tutte le altre lingue ufficiali.
Il CPV è diventato il criterio di ricerca fondamentale nella selezione e l'identificazione delle opportunità degli appalti da parte dei potenziali offerenti.
Le nomenclature intervengono per tre scopi nelle direttive relative agli appalti pubblici: per la descrizione dell'oggetto degli appalti nei bandi di gara, per gli obblighi statistici e per la definizione del campo d'applicazione. Attualmente, le direttive si riferiscono a quattro nomenclature differenti: CPA (Classificazione statistica dei prodotti associata alle attività), NACE (Nomenclatura delle attività economiche nella Comunità europea), CPC Prov. (Central Product Classification: classificazione centrale dei prodotti) e CN (Combined Nomenclature: nomenclatura combinata).
E' importante sottolineare il ruolo fondamentale del CPV nello sviluppo degli appalti pubblici elettronici. Il CPV è infatti un elemento decisivo per la realizzazione degli impegni assunti nel quadro delle iniziative e-Europa e e-Commissione, dato che esso offre la possibilità di un trattamento informatico dei dati pubblicati, migliorando così la qualità dell'informazione, la rapidità della sua diffusione, e pertanto l'efficacia del sistema di pubblicazione istituito dalle direttive. Il CPV è contenuto nel Regolamento CE n. 2195/2002 (G.U.C.E. L n. 340 del 16-12-2002) modificato dal Regolamento CE n. 2151/2003 (G.U.C.E. L n. 329 del 17-12-2003) [si possono anche > trovare qui.]