03 gennaio 2012

COPRIRSI LE SPALLE

Che cosa sta dietro a una produzione giuridica selvaggia che non conosce soste, crisi o recessioni e a questo uso distorto del diritto? Il denominatore comune è dato dal fatto che chiunque (amministratore, giudice amministrativo, eccetera) che interpreta o applica la norma ha, nella schiacciante maggioranza dei casi, il problema di scegliere l’interpretazione che più lo tuteli sul piano personale, che lo renda più inattaccabile nelle sfide quotidiane della «politica burocratica», della competizione all’interno delle strutture statali.
«Coprirsi le spalle» è la regola d’oro di chiunque operi nell’amministrazione. Per questo, è più sicuro assumere che sia vietato tutto ciò che non è esplicitamente permesso. Per questo, è necessario ricorrere a forme esasperate di formalismo nell’interpretazione delle norme senza preoccuparsi delle conseguenze sociali. Per questo, si deve nascondere la discrezionalità (che c’è sempre, inevitabilmente) negandola, travestendola, mediante l’uso di cavilli, da applicazione letterale della legge.
«Coprirsi le spalle» è la regola da seguire dove i rapporti sono improntati alla sfiducia reciproca. E così si tocca il cuore della questione. Le società che crescono, che si sviluppano, che allargano la torta della ricchezza individuale e collettiva, sono, in Occidente almeno, le società in cui c’è una prevalenza di fiducia, anziché di sfiducia, nei rapporti interpersonali, nelle relazioni fra cittadini e fra cittadini e amministrazione statale. Quanto più ampio è il capitale di fiducia sociale disponibile, tanto minore sarà il ricorso alla norma giuridica, al diritto codificato, per regolare e controllare i rapporti sociali.
Quando invece la fiducia sociale scarseggia o non c’è, essa dovrà essere surrogata da controlli burocratici intrusivi e dalla continua produzione di norme scritte.
Le società che sperimentano assenza di crescita o declino economico sono sempre oberate da una sfiducia generalizzata e asfissiate da norme giuridiche complicate e barocche.
Il cane si morde la coda. La scarsità di fiducia provoca una produzione incontrollabile di norme e un uso perverso del diritto ma, a sua volta, l’uso perverso del diritto alimenta il sospetto, moltiplica i conflitti, impedisce che si ricostituisca un capitale di fiducia diffusa.
Se si vuole tornare a crescere, bisogna spezzare il circolo vizioso.
da: Angelo Panebianco - Corriere della Sera 3 gennaio 2012

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